I gozzi sorrentini

 

La tradizione dei gozzi Sorrentini è ancora fiorente grazie ai maestri d’ascia che sanno costruire gozzi con le metodologie tradizionali; nella penisola sorrentina l’attività cantieristica a livello artigianale era già fiorente fin dal XIII secolo, quando venivano costruite le navi per le guerre tra Angioini ed Aragonesi, sviluppandosi poi sempre più col passare dei secoli; molti presumono che i gozzi locali possano trovare le loro origini già in quell’epoca, per altri invece avrebbero preso forma da qualche barca saracena abbandonata in una delle cale sorrentine, recuperata dai locali e quindi riadattata; in generale, lo scafo di questi gozzi, che ancora oggi sono presenti nella penisola sorrentina e nel golfo di Napoli, risulta con prua e poppa a punta; era alto di bordo a pruavia, per tagliare il mare e riparare dalle onde, e basso invece a poppavia, per poter sistemare con facilità la 'lampara', la grande fonte di luce utilizzata di notte dai pescatori per attirare il pesce. Gli abili maestri d’ascia si sono tramandati per generazioni per via orale i loro segreti e le metodologie di lavoro; preoccupandosi di avere disponibile il miglior legname per la realizzazione delle barche: fusi dritti per la chiglia, stortami per l’ossatura rigorosamente in quercia o olmo, mentre per fasciare lo scafo preferisce del buon pino marittimo (in particolare la 'pigna' locale); né troppo giovane né troppo vecchio, perché nel primo caso risulta troppo umido e nel secondo non è in grado di assorbire gli urti; la stagionatura del legname è comunque ancora essenziale per la sua qualità e le grotte scavate nel tufo e ben arieggiate risultano ideali per questo processo naturale, garantendo una temperatura costante e quindi un lento essiccamento, nonché la necessaria graduale riduzione d’umidità e, naturalmente, l’assestamento delle dimensioni del legname lavorato in tavole di spessori diversi.